Addì 15 giugno 2022
Cari prof,
in questi cinque anni ci avete ripetuto molte volte che alla nostra età non si sente il peso del tempo e che siamo troppo piccoli per provare nostalgia. Beh, a causa vostra, la sentiamo eccome. In quell’aula, la prima al piano terra, le nostre vite si sono incrociate e, circondati da quelle pareti impregnate di noi, ci avete dato il braccio e avete aspettato che fossimo abbastanza grandi per camminare da soli. Probabilmente i bambini che eravamo cinque anni fa sarebbero rimasti increduli se qualcuno gli avesse raccontato tutti i momenti che abbiamo trascorso insieme. Ma non sarebbe servito a nulla svelarli, non ce li saremmo goduti come abbiamo fatto. Non pensate?
Ci siamo sempre chiesti cosa frullasse nella testa di quella prof dai capelli biondi e gli occhi verdi, che non ci salutò il primo giorno di scuola entrando in classe o se quel caffè che doveva prendere fosse più importante di noi. Non sapevamo però che quella donna, apparentemente tanto severa e austera, potesse lasciar cadere la corazza e andare oltre il semplice saluto. Giorno dopo giorno, strato dopo strato, si scopriva sempre di più e mostrava la sua vera pelle, quella di una “mamma” con venticinque figli, sempre nuova ma con qualche ruga. Una donna singolare, dalla voce avvolgente che trasuda passione, la stessa che ci ha ammaliati e pervasi. Nell'ultima lezione, ci ha consegnato dei pezzi del suo DNA, ognuno con un’informazione diversa da codificare, oggi noi le consegniamo un solo pensiero indelebile: Grazie.
Lei è arrivata un po’ in ritardo rispetto agli altri ma è sicuramente quella che abbiamo visto più di tutti. Prima con i capelli biondi, ora con i capelli rossi: eppure è sempre la stessa. La sua parola ci è amica, la sua risata ipnotica. Tutto in lei si trasforma in un solco sul viso e due sulle guance. Ha presente quando le diciamo che è lei a comandare la scuola? Beh, è vero, le basta un sorriso… Nietzsche diceva: “E coloro che sono stati visti danzare erano ritenuti pazzi da coloro i quali non potevano ascoltare la musica”, anche lei ce l’ha detto e ci ha insegnato ad ascoltarla.
Aveva un decolletè e un tubino nero, i capelli biondi e lucenti raccolti, anche se lei non lo ricorda. Ci ha insegnato che certe volte è più importante un’ora trascorsa ad educarci sulla vita che un’ora di spiegazioni ed esercizi. Ci ha insegnato che nella vita niente è perduto e tutto fa brodo, che se anche dovessimo fare l’esegesi di un testo del ‘400 è anche importante sapere come si comporta una strana curva ad infinito. Ci ha insegnato che nella vita non si deve abbassare lo sguardo, ma aprire gli occhi di fronte alle conseguenze e viverla come viene. Perché lei è stata per noi come quell’anatra che conduce i suoi anatroccoli un po’ “speciali” lungo la strada e non li abbandona finché non sono pronti a proseguire da soli. Nella sua materia tutto tende ad infinito, anche il nostro legame?
Prof, ma lei ha mai gridato? Perché in tutti questi anni, pur non volendolo, le abbiamo scombussolato ogni piano possibile. Doctor Faustus aveva venduto la sua anima al diavolo per la conoscenza, lei l’ha fatto per la pazienza. A tratti mamma, a tratti ribelle, sempre pronta a fare un riferimento a Joyce per trovare la soluzione. A tutti quei viaggi verso mete sconosciute, a quelle avventure in mondi immaginari, senza lei come guida non sarebbe stato lo stesso. Perché il suo amore per la letteratura è grande, troppo per non essere contagioso.
A lei basta una messa in piega, una manicure e un bel paio di tacchi per insegnarci ad essere eleganti e raffinati. Gli autori di cui parla sono eterni, fuori dal tempo esattamente come le sue spiegazioni, tenute con le gambe incrociate e le mani tra le pagine, che volano come le sue parole. Grazie per quelle lezioni piene di vita, risate e entusiasmo che hanno alleggerito le nostre giornate. Sappiamo che questo non è un addio perché ancora ci deve dei panzerotti.
Lei non ci crederà ma la sua entrata in classe è quella che ci rimarrà più impressa. Ci siamo spiegati il motivo per cui riesce ad essere così veloce a percorrere il tragitto dalla porta alla cattedra solo qualche giorno fa quando ci ha raccontato della passione che suo marito le ha “trasmesso” per i motori. In questi cinque anni abbiamo passato con lei le ore più divertenti, piene di risate, ma quest’anno, grazie anche a qualche supporto in più, ci ha regalato il meglio del meglio. Tra una cellula della memoria e una membrana fosfolipidica, abbiamo scoperto una donna solare e vivace protetta dalla maschera del “carabiniere”. Per Lavoisier “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, come il nostro rapporto che non ha bisogno di essere creato, non si distruggerà ed è in continua trasformazione.
È arrivato come un raggio di sole a novembre, gli orologi si erano sciolti e l'acqua che contenevano è sul pavimento, ste angor bagnet. Grazie per averci risollevato le giornate con quelle melodie bovine, un degno accompagnamento per le sue lezioni che ci spingevano a scrutare oltre ciò che si vede. Ci ha insegnato che le forme, i colori, le linee possono dire più di migliaia di parole.
Prof, non le ha portate le funicelle anche stasera? E i palloni? Giusto, quelli non ha mai voluto che li toccassimo. Grazie per i percorsi infiniti, per gli affondi più strani, per le verifiche di educazione civica più difficili ed improvvisate. La ringraziamo per essere lo sbirro scolastico che tutti i presidi vorrebbero. Lo sappiamo che la corsa di Laera, l’affanno di Parisi e la caviglia di Morea le rimarranno impressi, speriamo però che oltre agli aneddoti porti con sé un po’ del nostro affetto e parte di quella compagnia che le abbiamo regalato.
Quando per la prima volta ci siamo trovati in classe, eravamo spaesati, d’altronde era un ambiente nuovo. Beh, lei l’ha reso più strano. Lei è quello che abbiamo visto meno di tutti, eppure ha lasciato un segno indelebile. Un paio d’anni trascorsi a parlare di colonne ioniche, doriche e corinzie sono bastati a creare un legame che va ben oltre i banchi di scuola. Grazie per aver ignorato tutti i suoi medici pur di continuare a giocare con noi e di aver abbandonato le speranze di un girovita migliore pur di mangiare assieme. Il prossimo giro lo offriamo noi.
L’abbiamo conosciuta solo quest’anno ma ha fatto in tempo a farci piangere a dirotto. Un uomo inaspettatamente vivace che, oltre ad averci dato l’opportunità di contribuire alla comunità, ci ha insegnato a ballare con stile. Grazie per la gioia e la spensieratezza che ci ha regalato.
Questo viaggio insieme è durato cinque anni, troppo pochi, ma in fondo neanche cento sarebbero stati abbastanza. Più che docenti siete stati magistri vitae e ci avete donato tanto come tali, noi speriamo di avervi dato altrettanto come discenti. Brancolavamo nel buio in cerca di una guida, troppo immaturi per trovare la strada, e voi ci avete offerto una bussola con cui orientarci nella vita. Se qualche volta dovesse capitarvi di sentire la nostra mancanza, fate un salto nell’aula A1, lì ci abbiamo lasciato il cuore.
Per sempre vostra,
la 5^A